17 novembre 2009

Recensione: James Brown - Live at The Apollo

La personalità, il suono, il feeling, lo spettacolo di James Brown: godimento allo stato puro. Dopo quasi mezzo secolo dalla pubblicazione dell’album, il Live at the Apollo del leggendario “padrino” del soul rimane ancora uno dei migliori album di tutti i tempi.

Ancora ben lontano dal successo planetario conseguito in 50 anni di straordinaria e monumentale carriera, James Brown si farà conoscere al pubblico internazionale verso la seconda metà degli anni ’50, fino a dominare le classifiche del settore rhythm & blues negli anni ’60. Sarà proprio il leggendario concerto a contribuire all’esplosione del travolgente cantante-ballerino dalla voce possente e inconfondibile.

Brown trascorse un’infanzia difficile, guadagnandosi da vivere con diversi mestieri di fortuna, arrestato per reati minori, trasferitosi più volte con la famiglia e passando da una miseria all’altra. Dopo aver abbandonato sia il pugilato che il baseball, si dedica a tempo pieno alla musica.
Il gospel e lo swing faranno parte della sua colonna sonora quotidiana, fino a quando verrà ingaggiato dalla celebre casa discografica King Records, la quale lo condurrà al successo assieme alla sua band, The Flames.

Il successo arriva nel 1956 con il singolo “Please, Please, Please” che porterà James Brown in vetta alle classifiche. Ma è durante gli anni ’60 che Brown raggiunge il grande successo, grazie alle sue incredibili interpretazioni in brani quali “I got you”, “Cold sweat”, “It’s a man’s world”, “I got the feeling” e così via, dove gli appassionati del rhythm & blues e del gospel possono apprezzare l’incredibile novità del possente sound funky e di quei taglienti acuti che renderanno celebre la sua voce.

Il 24 ottobre 1962, James Brown approda al celebre Apollo Theater di New York, a Manhattan, nel cuore di Harlem. L’Apollo divenne un centro musicale durante le due guerre mondiali, per aprirsi definitivamente al panorama degli artisti afroamericani nel 1934 grazie allo show “Jazz à la Carte”. Attraversando la storia delle repressioni razziali, il teatro divenne un vero e proprio simbolo della lotta per i diritti dei neri in un contesto, il quartiere “nero” di Harlem, che ancora oggi conserva gelosamente il proprio mito.

L’Apollo Theater è ancora oggi il locale più rinomato e più famoso al mondo per quanto riguarda le esibizioni degli artisti afroamericani. È stato anche il trampolino di lancio per molti celebri artisti, tra i quali Gladys Knight, Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald, The Jackson 5, Michael Jackson, Tim Moore. E lo sarà anche per James Brown, che produrrà a spese proprie la registrazione di uno dei concerti più memorabili della storia della musica, soprattutto di quella afroamericana.

L’allora 29enne padrino del soul darà vita ad uno show esilarante contrassegnato dalla sua incredibile vena artistica che lo renderanno uno dei più famosi showman e sex symbol della sua generazione. Supportato dalla sua splendida band e dal terzetto corale dei Famous Flames, James Brown sfodera tutto il suo repertorio, scandendo la foga e gli applausi della folla a ritmo di danza. Il pubblico letteralmente impazzisce gridando a squarciagola ogni qual volta Brown si da la carica con le sue tipiche grida che danno il via alle performance, una più trascinante dell’altra. Un’autentica risposta “nera” al rombo della “bianca” beatlemania che di li a poco inizierà la sua ascesa dall’altro capo del mondo.

L’incredibile successo commerciale dell’album, pubblicato nel maggio 1963, sorprende perfino la King Records, inizialmente contraria alla pubblicazione della registrazione. Per le strade di Harlem, i giovani si fanno fotografare mentre danzano con una copia dell’LP del concerto all’Apollo tra le mani.
Brown si esibirà diverse altre volte nel celebre teatro; da queste esibizioni verranno ricavate altre tre registrazioni, pubblicate nel 1968, nel 1971 e nel 1995. Ma nessun altro album live o studio di Brown eguaglierà il numero di vendite del primo concerto all’Apollo, aspetto che ne accresce la popolarità e l’importanza storica riguardo soprattutto i messaggi sui temi sociali e esistenziali (come l'importanza dell'istruzione e la necessità di migliorare la propria condizione individuale e sociale) di cui James Brown divenne portavoce proprio verso il pubblico nero.

Dopo la sua più celebre performance giovanile, Brown girerà il mondo portando la sua musica e il suo carisma fino al cuore della gente. Negli anni ’70 e ’80 riesce a distinguersi e a rimanere sempre sulla cresta dell’onda perfino di fronte al boom del pop, del rock e della disco, accrescendo la sua popolarità anche grazie alle partecipazioni cinematografiche nei film “The Blues Brothers” di John Landis e “Rocky IV” di Sylvester Stallone.

Sempre attivo nella sua attività concertistica e nelle battaglie per i diritti umani, James Brown continuerà la sua attività anche durante la malattia causata da un tumore che lo colpirà nel 2006. Determinato a combattere la sua battaglia, dovette arrendersi nel dicembre dello stesso anno, quando a causa degli incessanti dolori fisici fu costretto ad annullare varie date dei suoi prossimi concerti. L’ultima esibizione del padrino del soul avverrà il 21 dicembre durante un concerto di beneficienza. Morirà tre giorni dopo, colto da un’acuta forma di polmonite.

Il Live at the Apollo venne rimasterizzato nel 1990, dopo che vennero ritrovati i nastri originali della registrazione. Nel 2004 verrà pubblicata una versione deluxe del concerto con alcune tracce aggiuntive contenenti alcuni brani remixati in qualità audio migliore.


di ANTONINO BONOMO


Tracklist

James Brown
LIVE AT THE APOLLO
(King Records, maggio 1963)
  1. Introduction to James Brown and The Famous Flames
  2. I'll Go Crazy
  3. Try Me
  4. Think
  5. I Don't Mind
  6. Lost Someone
  7. Medley: Please Please Please/You've Got The Power/I Found Someone/Why Do You Do Me?/I Want You So Bad/I Love You, Yes I Do/Strange Things Happen/Bewildered/Please Please Please
  8. Night Train

    tracce aggiunte nell'edizione deluxe del 2004:
  9. Think
  10. Medley: I Found Someone/Why Do You Do Me?/I Want You So Bad
  11. Lost Someone
  12. I'll Go Crazy

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