27 giugno 2011

Pino Daniele & Eric Clapton - Just One Concert

Cava De' Tirreni, 24 giugno 2011. Ore 21.15.

Stasera è una serata particolare; quando la musica può dare delle risposte, quando la musica può avere un indirizzo sociale, quando la musica può essere fatta per aiutare gli altri è una bellissima cosa. E quando lo fanno anche dei musicisti straordinari, come quest’artista che è stasera con noi… un uomo straordinario che io non finirò mai di ringraziare. Non ci sono poi tante parole da dire: ladies and gentlemen, Mr. Eric Clapton.” [Pino Daniele]

Le parole vengono a mancare quando si cerca di descrivere un momento tanto atteso da anni che finalmente diventa realtà. Non è facile ripercorrere con la sola memoria le emozioni che un tale evento riesce a scatenare, così come non è stato facile per gli oltre 15.000 spettatori (me compreso) presenti allo stadio “Simonetta Lamberti” di Cava de’ Tirreni credere allo spettacolo che è esploso sul palco dove per la prima volta le chitarre di Pino Daniele ed Eric Clapton si ritrovano a “ruggire” insieme per un intero concerto.

Un’ammirazione reciproca cresciuta insieme alle straordinarie carriere dei due chitarristi, ed un’amicizia nata durante la partecipazione di Pino Daniele al Crossroads Guitar Festival del 2010, terzo evento benefico organizzato da Eric Clapton per il Crossroads Centre di Antigua da lui fondato. Sarà proprio un altro evento benefico a riunirli sullo stesso palco, organizzato stavolta da Blue Drag e F&B Previsti, Concert for Open Onlus – In Aid of Children; gran parte dell’incasso del concerto sarà, infatti, devoluto al centro di Oncologia Pediatrica dell’Ospedale “Pausilipon” di Napoli per aiutare i bambini malati di cancro attraverso l’acquisto di una tac.

E così, uno dei più grandi chitarristi ed innovatori del blues italiano ricambia l’invito chiedendo ad un altro dei più grandi chitarristi di sempre, nonché innovatore del blues inglese, di tornare in Italia dopo 5 anni dal suo ultimo concerto tenuto all’Arena di Verona nell’estate del 2006. Cosa potrebbe mai venir fuori?

Suonare con Eric Clapton per un musicista è come guidare con Michael Schumacher per un pilota. Ho voluto fare un concerto diverso dal solito, andando fuori dagli schemi e dalle regole. Non ci siamo preoccupati di inventare, ma solo di far incontrare due musicisti per un evento benefico che possa aiutare le persone. Questa è la vera cosa fantastica e non c’è altro da dire.” [Pino Daniele]


E lo è stato davvero un concerto fuori dagli schemi, fin dall’inizio, quando Pino Daniele introduce la serata e chiama Eric sul palco facendo impazzire la platea che più di un’ora prima dell’inizio aveva già riempito lo stadio, completando il colpo d’occhio creato dal palco imponente. Pino da il via arpeggiando la sua “Boogie boogie man” ed Eric incalza con dei piccoli tocchi di classe in sottofondo: una perfetta introduzione molto intima (ma già da brividi) che svela pian piano il groove che si crea fra i due maestri e che via via infiammerà la folla.

Il duetto elettrico continua con la splendida “Napul’è” di Pino, anch’essa in un’inedita versione con gli arpeggi di Daniele e i fraseggi di Clapton stavolta non più blues, bensì in perfetta armonia con il feeling intenso della canzone. Il tutto mentre il pubblico completa i versi di una delle canzoni più amate dai fan di Pino Daniele.


Al termine di questo momento “fra amici”, Eric lascia il palco mentre Pino introduce la fantastica band; per l’occasione, Clapton ha portato con se gran parte dei musicisti che lo hanno accompagnato in tour negli anni passati e con i quali prosegue il tour iniziato lo scorso febbraio: Chris Stainton alle tastiere (membro fisso della band di Eric da più di trent’anni, quando lo stesso Clapton lo “rubò” a Joe Cocker), il “veterano” Willie Weeks al basso, il possente Steve Gadd alla batteria (uno dei più talentuosi batteristi rock strappati al jazz), accompagnati per l’occasione dal pianista (nonché direttore d’orchestra) Gianluca Podio e dal sax del leggendario Mel Collins, uno dei più prolifici session man di sempre, il quale (oltre ad aver lavorato con artisti del calibro di King Crimson, Camel, Joe Cocker, Dire Straits, Rolling Stones, Lucio Battisti e così via) ha partecipato alle sessions dell’album Slowhand (1977) di Eric e a quelle di Musicante (1984) e del recente Boogie Boogie Man (2010) di Pino.

Impossibile non aspettarsi uno spettacolo musicale di altissimo livello con una formazione del genere. Ma una sorpresa c’è stata, e a mio parere ha lasciato di stucco sia chi era presente al concerto, sia gli stessi protagonisti: credo che lo stesso Daniele sia rimasto senza parole quando durante la preparazione dell’evento si è reso conto che avrebbe potuto tornare indietro alle sue radici musicali, spaziando fra il blues, jazz e fusion, dando sfoggio alla sua variopinta versatilità che lo ha reso celebre sia in Italia che all’estero. Almeno questa è stata l’impressione che si riusciva a cogliere dall’esterno: le canzoni di Pino hanno assunto tutte una nuova forma, quasi come fossero rivitalizzate dalla precisa e incalzante sezione ritmica di Gadd e Weeks e colorate dalla “raffinatezza” di Podio, dalla “sfrontatezza” di Stainton e dal tocco di classe del sax di Collins.

In questo mix di jazz, blues e pop, Pino trova pane per i suoi denti alternando i suoi classici arpeggi a delle vere e proprie sterzate elettriche eruttate dalla sua Suhr. Ed è così che la perla con la quale inizia il suo set, “Toledo”, si trasforma da una ballad strumentale intrisa dello stile tipico degli anni ’80 in un’originale ed infuocata composizione fusion che mostra subito l’alchimia creatasi fra Pino e il resto della band.

"La scaletta l’ho costruita seguendo un mio criterio di sintonia. Volevo aprire con un po’ di pezzi miei melodici che andassero verso una direzione più rarefatta per poi far ripartire lui con il suono rock blues più intenso. Insomma un modo per dargli la spinta. Eric ha voluto scegliere lui i pezzi da suonare e poi, mano a mano che provavamo la scaletta, era lui a dirmi 'Suoni in questo pezzo piuttosto che in quell’altro'. Suonare con uno come lui è più semplice di quanto si immagina." [Pino Daniele]

L’estasi jazzistica continua con “Je so’ pazzo” e “A me me piace o’ blues” fino a smorzarsi con “Dimentica”, durante i quali Stainton, Podio e Collins si sbizzarriscono ognuno con il proprio stile. A seguire, “Dubbi non ho”, “Che male c’è” e “Sara non piangere” lasciano spazio ai cori del pubblico sempre più estasiato ed incantato dal suo paladino di casa che, oltre alla sua chitarra, fa suonare anche la sua inimitabile voce che dopo più di trent’anni non smette mai di emozionare. E Pino lo fa nella maniera più classica quando posa la chitarra e canta la sua splendida “Quando” accompagnato solo dal pianoforte e dagli strazianti fraseggi del clarinetto di Collins, chiudendo la sua prima parte del concerto con un inchino sommerso dagli applausi.

Arriva il momento di Mr. Slowhand, cha torna sul palco fra le grida del pubblico che non vede l’ora di sentirlo in azione. Insieme a Pino Daniele, Eric suona il tema di “Per te” di Pino, una leggera introduzione strumentale quasi a voler preparare il terreno per l’esplosione che seguirà: Pino lascia il palco, ed il blues di Eric infiamma l’intero stadio aprendo le danze con “Key to the highway”. Ad Eric basta solo il primo bending sul suo primo assolo per mandare in estasi il pubblico che rimane affascinato dalla tensione delle corde della sua Stratocaster azzurrina ingigantita dai maxischermi.

E da quel preciso istante, sarà un continuo alternarsi di assoli ed applausi, assoli e grida, assoli e stupore attraverso “Hoochie Coochie Man” e “Crossroads”. Eric suona e canta alla grande, non mostrando per nulla la stanchezza e la ripetitività della prima parte del suo tour mondiale conclusasi appena dieci giorni prima. È proprio con “Crossroads” (divenuta ormai il suo testamento) che dà tutto se stesso attraverso la chitarra e soprattutto attraverso i versi, regalandoci un’esecuzione che sfida per bellezza ed intensità le innumerevoli registrazioni degli anni passati. La sua band lo segue a ruota libera, con Stainton in grandissima forma che sfodera un solo dopo l’altro quasi a voler sfidare il suo leader.

Pino Daniele non abbandona mai il palco rimanendo defilato ad ascoltare e a “dondolare” sulle note del suo idolo che di li a poco lo chiamerà di nuovo al microfono. Ritorna il duetto, stavolta accompagnato da tutto il gruppo, con una splendida “Wonderful tonight” che Eric interpreta con la stessa intensità in ogni suo concerto da più di trent’anni a questa parte. Momento inatteso quando Pino canta la seconda strofa adattando i versi in italiano: ecco come anche i più anziani “giocano” con la loro stessa arte.


Subito dopo arriva un vero e proprio uragano, sottoforma di “Cocaine”, ovvero l’ennesimo capolavoro firmato J.J. Cale che Eric ha letteralmente fatto suo. Un vero e proprio inno entrato ormai nella cultura musicale mondiale, onnipresente in ogni concerto di Eric ed uscito indenne dalla prova del tempo grazie anche ai continui lifting che Clapton e i musicisti delle sue band hanno adoperato fin dagli anni ’80.
E anche in questo contesto “Cocaine” viene completamente trasformata dal sax di Collins, dagli splendidi assoli di Eric e Pino, ma soprattutto viene quasi dissacrata da quell’inarrestabile Chris Stainton che durante l’ultimo giro di chiusura fa tremare l’intero stadio con un’incredibile boato di note lanciate dalla sua tastiera come fossero bombe a mano. Un finale incredibile che consente ad Eric di lasciare nuovamente il palco fra le urla e gli applausi.

Rimane il padrone di casa, Pino Daniele, con la band ad eseguire altri suoi classici seguendo la stessa linea della prima parte del concerto. “O’ scarrafone”, “Il sole dentro di me”, passando attraverso una vera e propria estasi creata con lo spirito da jam session in “Nun me scuccià” e soprattutto nel pezzo di chiusura, “Yes I know my way”. È qui, infatti, che Pino si scatena facendo ululare con incredibile padronanza la sua Suhr attraverso il tremolo, influenzando anche i suoi colleghi che qui raggiungono il culmine, Steve Gadd in particolare con un mini-assolo che infiamma i suoi fan italiani.

La favolosa band lascia il palco e scompare dietro le quinte, ma tutti i 15.000 spettatori sanno già di dover attendere solo qualche istante per assistere al gran finale (dal momento che manca ancora una celebre canzone all'appello). Ecco che rientra la band insieme a Pino ed Eric, e sarà proprio quest'ultimo a rivelare quale sarà il finale del concerto sfiorando semplicemente le corde della chitarra e intonando "Layla". E anche questa si trasforma in una tempesta di note che vede protagonisti assoluti i due amici che si scambiano gli assoli in un crescendo da brividi che si smorza non appena arriva il celebre riff di pianoforte durante il quale sia Clapton che Daniele rimangono immobili, quasi ipnotizzati dal sax di Collins che conferisce a "Layla" un sound mai sentito fin'ora.
Termina il giro, Steve Gadd batte l'ultimo colpo sui tamburi, e i protagonisti sfilano via dietro le quinte sommersi dal grido dello Stadio che saluta i suoi nuovi eroi.

"E' stata una festa. Sul palco mi sentivo come un bambino che ha avuto in regalo il giocattolo più bello del mondo, il più atteso. Eric è un dio della chitarra, ma anche una persona magnifica, tra di noi è nata un’amicizia che mi pare sincera, mi ha invitato di nuovo al Crossroads Festival di Chicago, per l’edizione 2013." [Pino Daniele]

Come i Pink Floyd nel 1989, Pat Metheny nel 1995 (anche quella volta insieme con Pino) e i Dire Straits nel 1992, anche Eric Clapton lascia il segno a Cava De' Tirreni, e come per i suoi illustri colleghi, la mobilitazione è stata generale con fan provenienti un po’ da tutta Italia.

Eric riprenderà il suo tour mondiale il 6 ottobre con alcune tappe in Brasile, Argentina e Cile, per poi concludere il 2011 con un breve tour in Giappone.
Pino, invece, sta preparando il suo nuovo album con uscita prevista per Marzo 2012, e come ha dichiarato lui stesso, rappresenterà una svolta nella sua carriera, a partire dalla produzione; Daniele, infatti, ha concluso il contratto che lo legava alla Sony Music decidendo di auto-prodursi attraverso la propria etichetta discografica, la Blue Drag, potendo così finalmente “fare quello che voglio”.

[Non credo che dimenticherò facilmente il momento in cui Pino ed Eric suonano le prime note di “Boogie Boogie Man”, quando mi sono davvero reso conto che il sogno stava diventando realtà: ascoltare dal vivo il mio primo idolo della chitarra e ripercorrere le canzoni e lo stile dal quale ho tratto ispirazione per il mio percorso da chitarrista. Aver assistito a tutto questo con gli amici con i quali condivido la passione per la musica lo ha reso ancora più reale e indimenticabile. Grazie.]



recensione, foto e video di ANTONINO BONOMO



Scaletta del concerto:
  1. Boogie Boogie Man
  2. Napul'è

  3. Toledo
  4. Je so' pazzo
  5. A me me piace o' blues
  6. Dimentica
  7. Dubbi non ho
  8. Che male c'è
  9. Sara non piangere
  10. Quando

  11. Per te
  12. Key to the highway
  13. Hoochie Coochie Man
  14. Crossroads
  15. Wonderful tonight
  16. Cocaine

  17. 'O scarrafone
  18. Il sole dentro di me
  19. Nun me scuccia'
  20. Yes I know my way

  21. Layla

Line-up:

Eric Clapton - chitarra, voce
Pino Daniele - chitarra, voce
Steve Gadd - batteria
Willie Weeks - basso
Gianluca Podio - pianoforte
Chris Stainton - tastiere
Mel Collins - sax, clarinetto