21 maggio 2010

Ronnie James Dio, l'addio alla "Voce" del rock

Un gesto che incarna una fede e una missione. Un gesto divenuto il simbolo di un modo di concepire, di immaginare e vivere la musica. Le corna levate al cielo di Ronnie James Dio, appartengono ormai ad ognuno di noi, a tutti coloro che si rispecchiano nei misteri e nelle oscure atmosfere dell'heavy metal.

Nessuno ha mai dato così tanto a questo genere. Nessuno, come lui, è riuscito ad incarnare passione e volontà, grinta e perfezione nella sfera più dura della musica.

Aveva 67 anni il nonno del rock. Nessuno vuol crederci. Più vecchio degli Stones? Probabilmente sì, non vi è di fatto un effettivo documento "pubblico" che ne attesti l'anno di nascita. Ma tutto ciò non conta. Dio è colui che ha fatto risuonare la propria voce negli ELF, nei Rainbow e nei Black Sabbath e sarà sempre ricordato per questo. Nessun particolare coinvolgimento in storie trasgressive, nessuna leggenda da evocare in stile "il pipistrello di Ozzy", proprio niente di tutto ciò. Un grande interprete, un grande autore. Punto.

Ognuno dei suoi ammiratori avrà di certo affrontato la sua scomparsa come la dipartita di uno di famiglia; Ronnie James Dio non era una superstar. Somigliava - specie negli ultimi anni - allo zio che ha tante storie da raccontarti, a quel parente lontano che ritorna dopo un lungo viaggio e del quale vorresti sapere di più.

Gentilissimo con i fan, con la stampa e con tutti i personaggi del rock-bussiness, Dio riusciva a creare quella sorta di complicità con il pubblico che molti artisti non riescono neanche a sfiorare. Quelle corna levate al cielo resteranno per molti anni ancora il simbolo di più generazioni: quelle di "Heaven and Hell" cantata a squarcia gola nei concerti, quelle dei pantaloni di pelle nera e delle "adunate" tipiche dell'ambiente del metal.

Francesco Giacalone


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