16 settembre 2011

Lenny Kravitz, Black and White America/Recensione

La potenza del soul e l'anima pop di un artista (im)maturo più che mai. La miscela esplosiva dell'ultimo album di Lenny Kravitz è composta per far sentire la propria voglia d'affrancarsi dai lavori commerciali degli ultimi dieci anni. Black and white America, uscito il 29 agosto in tutto il mondo si presenta come una delle più belle novità del panorama musicale internazionale, di quello che sarà un autunno caldissimo, insieme ai nuovi lavori dei mai tramontati Red Hot Chili Peppers e del vecchio maestro Alice Cooper, con album che porteranno un po' di rock nelle radio e nelle orecchie degli ascoltatori più esigenti.

Riff di chitarra che profumano d'antico e nuove sonorità, servono a Lenny per confezionare un album che non segue un unico filo conduttore ma che esplora le diverse anime della musica, spaziando dalle ballate al soul, dal rock al funk, cosa che del resto riesce molto bene ad un artista che in oltre vent'anni di carriera ha saputo imporre la contaminazione fra generi come una vera e propria carta vincente.

Che l’America sia il Paese dove tutto può succedere, (anche nella musica) non è una novità, così Kravitz già nella prima traccia dell’album, regala una spruzzata di puro black sound, tutto proiettato verso l'abbattimento delle barriere culturali, sociali e artistiche.

Con “Come on get it”, pezzo già pubblicato a febbraio per uno spot promozionale del NBA, si da spazio al rock: assolutamente da inserire tra i migliori dell’intero album. Seguono “In the black” e “Liquid Jesus“, dopo le quali arriva un altro brano da promuovere, “Rock Star city Life“: la quinta traccia spicca tra le altre ed ha quel suono che sicuramente piacerà alle emittenti radiofoniche . Si giunge così al sesto brano, intitolato “Boongie Drop” cantato con Jay Z e DJ Military, una vera novità nello stile di Lenny, ma non può che far piacere sentire degli artisti tanto diversi mettersi in gioco e provare a condurre la musica nera verso nuove direzioni, con semplicità e diciamolo, solamente con il ritmo. Non possiamo decretare tra le migliori tracce dell’album invece “Sunflower“, altro brano nato con la collaborazione del rapper afro-canadese Drake.

Cio' che appare chiaro è l'intenzione da parte di Lenny di stare alla larga dalle influenze del pop e delle melodie ascoltate e ri-ascoltate che lo hanno reso ricco e famoso. Probabilmente, l'intento è quello di volersi togliere la maschera della rockstar appassita, e concentrarsi più sul groove, riuscendo a buttar fuori dalla propria testa arrangiamenti da primo in classifica. La vecchia strada, battuta troppe volte, sembra lontana e il “vintage” è in primo piano solo in pochi momenti. "Black and white America" è un album di “mescolanza” che serve per non far svanire il sogno di un'America davvero libera da discriminazioni ed etichette.

Certo, la storia della musica ci insegna che un album con sedici brani, deve davvero essere un capolavoro per mantenere incollati alle cuffie chi l'ha acquistato ma per evitare l'overdose da soul, l'antidoto è semplice, più ricerca sonora, testi accattivanti e voglia d'arrivare al maggior numero possibile di fan. Insomma, rock, funk, disco, punk e black music, sono necessari altri “tag”?
di Francesco Giacalone

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