1 marzo 2011

Beady eye - Different Gear, Still Spending - Recensione

Un antidoto ad una giornata grigia? Magari stressante o malinconica? La prima risposta sonora che mi viene in mente è il primo disco dei Beady Eye: Different Gear, Still Speeding. Un album ben fatto, fresco, divertente, dal deciso sapore dei sixties.
Il fratello minore dei Gallagher con (la solita) sfrontatezza riesce a raggiungere l'obiettivo di un grande disco con la sua nuova band. Diciamolo, a molti sarebbe piaciuto poter dire: "Liam senza il fratellone non convince!" oppure: "Rivogliamo gli Oasis!". A dir la verità non vi sono momenti di questo disco che possano far storcere il naso agli appassionati del BritPop. Anzi sono davvero convincenti gli arrangiamenti: scarni, spogli al punto giusto, ottimi per mettere in risalto le chitarre e la voce di Liam. Gli altri, Gem Archer, Andy Bell, e Chris Sharrock (tutti ex Oasis) se la cavano piuttosto bene, liberi di esprimersi e di mettersi in mostra.

Canzoni grintose, emozionanti per molti versi, e tanto, tanto revival. Chi di solito mastica del buon rock ci ritroverà ovviamente gli echi di Lennon ma anche dei Who e tanti riff vecchia maniera. I brani più esaltanti? Four Letter Word (potente pezzo d'apertura); The Roller (beatlesiana fino all'osso); Wind up Dream (per i rocker d'annata).


Un disco che convince davvero, anche se è stata tagliata fuori dalla tracklist il lato B del singolo di Bring The Light e cioè l'ipnotica Sons of the Stage, una cover del gruppo indie World Of Twist. La sfida è dunque aperta: Noel se ci sei batti un colpo!


di Francesco Giacalone


Il brano Sons of the Stage


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