
Gli Allman Brothers sono sempre stati considerati i padri fondatori di quello che viene definito il southern rock, noto anche come quel fenomeno musicale che proprio verso la fine degli anni ’60 catapultò il blues tradizionale nella mischia del rock, del country, del gospel e dell’honky tonky per essere rigenerato in una forma ancora più innovativa e stravolgente, dove la fantasia e la creatività musicale raggiunsero dei livelli tali da poter competere con l’istrionismo del progressive e del rock psichedelico. La loro musica sarà fonte di ispirazione per le principali band che nasceranno proprio nel sud degli Stati Uniti: i Dixie Dregs, i Molly Hatchet, The Marshall Tucker Band, fino ad arrivare ai più noti Lynyrd Skynyrd.
La strada per l’immortalità della band inizia nei primi anni ’60, quando i fratelli Duane e Gregg Allman scoprono la loro comune passione per la chitarra e iniziano a suonare con le prime formazioni, Allman Joys, The Hour Glass. Sarà Duane il vero propulsore del sound degli Allman, il quale inizia a recepire le influenze del blues, del rock e del country girando per l’Alabama e lavorando come session-man per musicisti del calibro di Wilson Pickett, Otis Rush, Delaney & Bonnie, Herbie Mann e Aretha Franklin.

L’incredibile energia sprigionata dalla nuova jam band impressiona il produttore Phil Walden, il quale mette sotto contratto il gruppo garantendogli la partecipazione ad un importante evento dello stesso anno, l’Atlanta International Pop Festival, e la registrazione del loro primo album che viene registrato nel settembre del 1969 agli Atlantic Studios di New York.

È un vero uragano quello che parte fin dal primo brano interamente strumentale, dove i cambi di tempo tipici del progressive creano lo sfondo adatto per le due infuocate chitarre all’unisono di Duane e Betts; senza un attimo di respiro si passa alla seconda traccia, “It’s not my cross to bear”, uno straziante blues lento che raggiunge l’apice con la “cavalcata” ritmica finale. Ed eccoci arrivati a “Black hearted woman”, forse il brano che più di tutti mostra la creatività della band, che spazia da riff hard rock a ritmi country e sincopati, dove Duane trova pane per i suoi denti.
In “Trouble no more”, blues firmato Muddy Waters, è la chitarra slide a farla da padrona, un’altra brillante caratteristica del virtuosismo di Duane Allman. Sarà il fratello Gregg a dominare con la sua voce in “Every hungry woman” che precede i due ultimi brani del disco, due veri capolavori: “Dreams”, una vera e propria perla, dove la band mostra tutta la sua versatilità con la metrica jazzistica in 12/8, le atmosfere country e psichedeliche e il tour de force di Duane alla chitarra slide; si chiude con “Whipping post” che diventerà un’epica jam abitudinale in ogni esibizione live del gruppo, con l’introduzione del basso in 11/4, e nuovamente i cambi di tempo, le improvvisazioni chitarristiche e il finale “rallentato” in stile blues.

Gli Allman Brothers ottengono un successo immediato grazie alle novità musicali contenute nell’album, e divengono leggenda continuando a sperimentare e a stupire con i successivi lavori in studio, Idewild South del 1970 (che otterrà ancora più successo rispetto al primo album), At Fillmore East del 1971 (che diventerà disco d’oro, oltre che uno dei migliori album live mai registrati) e Eat A Peach, pubblicato nel 1972, pochi mesi dopo la morte prematura di Duane Allman.

La prima parentesi della storia della Allman Brothers Band si conclude proprio con la morte del virtuoso chitarrista il 29 ottobre 1971 in un incidente motociclistico nei pressi di Macon, in Georgia. Fu Dickey Betts a completare le parti di chitarra di Duane per l’album Eat A Peach che a lui venne dedicato dai suoi compagni. La stessa sorte toccherà al bassista Berry Oakley l’anno seguente, anch’egli morto in un incidente motociclistico, nei pressi del luogo dell’incidente dove morì Duane l’anno prima.

Il nome Allman Brothers Band conoscerà il carisma e l’eccezionale bravura di altri talentuosi musicisti, fra i quali spiccano il carismatico chitarrista e cantante Warren Haynes, già membro della band The Dead (ovvero ciò che è rimasto dei Grateful Dead dopo la morte di Jerry Garcia nel 1995), Derek Trucks, il chitarrista prodigio, nipote del batterista fondatore degli Allman Brothers, Butch Trucks, senza dimenticare anche Chuck Leavell, tastierista autodidatta che suonò con gli Allman in un paio di album e che in seguito verrà ingaggiato da altri artisti famosi quali Eric Clapton e Rolling Stones.

Gli strazianti bending di Warren Haynes, uniti al raffinatissimo stile finger-picking di Derek Trucks e all’esperienza degli altri membri originali della band, hanno fatto si che gli Allman Brothers continuassero a produrre ottimi risultati dal punto di vista musicale e commerciale, ma sicuramente non esaltanti e irripetibili come l’impatto generato dalla prima formazione, da quel ritmo così trascinante e innovativo, da quei riff taglienti e da quei colori che solo il loro vero creatore, quel ragazzo mingherlino con una Les Paul baciata dagli dei, è riuscito a rendere talmente vividi da non sbiadire mai di fronte alle intemperie del music business.
di ANTONINO BONOMO
Tracklist
THE ALLMAN BROTHERS BAND
(Atco-Capricorn Records, novembre 1969)
Line-up:
Gregg Allman - vocals, organ
Duane Allman - lead guitar, slide guitar
Dickey Betts - guitar
Butch Trucks - drums
Jai "Jaimoe" Johanson - drums, congas
Berry Oakley - bass guitar, backing vocals
Tracklist
THE ALLMAN BROTHERS BAND
(Atco-Capricorn Records, novembre 1969)
- Don't want you no more (Spencer Davis, Eddie Hardin)
- It's not my cross to bear (Gregg Allman)
- Black hearted woman (Gregg Allman)
- Trouble no more (McKinley Morganfield)
- Every hungry woman (Gregg Allman)
- Dreams (Gregg Allman)
- Whipping post (Gregg Allman)
Line-up:
Gregg Allman - vocals, organ
Duane Allman - lead guitar, slide guitar
Dickey Betts - guitar
Butch Trucks - drums
Jai "Jaimoe" Johanson - drums, congas
Berry Oakley - bass guitar, backing vocals
bellissima recensione---
RispondiEliminagrazie, chiunque tu sia. AB
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