1 novembre 2009

Crossroads Live Club, ed è subito grande musica

Guido Bellachioma direttore artistico del Crossroads Live Club parla del suo progetto per gli amanti della buona musica a Roma, e non solo. Grandi nomi del rock, del blues (Buddy Whittington su tutti) e musicisti di riferimento di fama mondiale come il batterista Simon Philips, si esibiranno all'interno della manifestazione, nata dopo una serie di grandi successi negli anni scorsi:

Il Crossroads vuol essere il filo conduttore d’esperienze anch
e diversissime tra loro ma con l’obiettivo di una comune sensibilità culturale. Crossroads=incrocio stradale, crocevia, crocicchio, bivio... nel suo DNA il senso della scelta continua. Inevitabile, quindi, prendere in prestito questo nome, visto l’amore che l’intera squadra ha per la musica... emozione per cui, come Robert Johnson, venderebbe l’anima a chi vi pare. In qualsiasi incrocio lungo la nostra storia ci sarà sempre la musica dal vivo, una volta tanto privilegiata rispetto a qualsiasi altra attività collegata (ristorante, bar, discoteca, che sarà sempre abbinata al tema musicale del concerto precedente, anche e soprattutto di sabato). Sia che si svolti a sinistra, a destra, a nord, a sud, ad est, ad ovest o verso qualsiasi punto cardinale non ancora scoperto la nostra bussola punterà sempre verso la musica dal vivo. Prima la musica e poi tutto il resto. Incroci sonori a 360 gradi ma con uno steccato non abbattibile: la musica di qualità. Non importa lo stile, non ci spaventa la diversità, figurarsi quella musicale: le barriere che noi poniamo sono di natura sociale e culturale. Vogliamo che ci sia uno spazio “importante”, e noi speriamo di diventarlo, per quei settori artistico-musicali che non trovano casa altrove, se non in misura limitata: al bando la musica commerciale, che ha già molti spazi, e accoglienza incondizionata per progressive rock, jazz-rock, blues e derivati, psichedelia, rock anni 70/80/90/2000, elettropop, musica strumentale, opere rock, indie rock, hard rock & heavy metal, country, musica acustica, reggae, folk, canzone d’autore, jazz, suoni etnici, musica classica e sperimentale.

In programmazione grandi nomi internazionali e italiani, ma sempre del settore alternativo, spesso fuori dalle major discografiche. Un discorso a parte per le tribute bands, nessuna esclusione ma il tentativo di raccontare la grande storia del rock attraverso lo studio di un patrimonio musicale ormai immenso: nella prima parte del concerto sempre un disco importante, intero e nella sequenza originaria, nella seconda i brani che hanno reso immortali nomi come Who (Tommy, Quadrophenia), Genesis (Foxtrot, Second’s Out), Santana (Abraxas, Lotus), Pink Floyd (Live at Pompei, The Wall il 30 novembre nel giorno del trentennale dell’uscita), solo per citare i primi che ci vengono in mente. Attenzione particolare cercheremo di darla alle Scuole di musica, fondamentali nel dare il giusto approccio, non solo tecnico, a chi prende in mano per la prima volta uno strumento.

Organizzeremo festival e rassegne (Hendrix Festival, A Kind of Blues, Progressivamente Rock Festival, Ethereal Folk Festival, ElectroActivity, Let It Beer, il ritorno dello storico “Metallo Italia”) e cercheremo di coinvolgere i nostri mediapartner (radio, giornali, tv e siti internet) nella divulgazione della cultura musicale non modaiola. Ma, proprio per questa nostra “vocazione alle contaminazioni sonore”, potremo ospitare solo una piccola parte dello sterminato esercito dei musicisti italiani, non solo romani, che avrebbero bisogno del Crossroads e di mille altre palestre live. In ogni settore musicale affrontato dal Crossroads ci sarebbero migliaia d’artisti pronti a suonare e fisicamente non possiamo esaudire tutti questi desideri, il compito è troppo grande per qualsiasi singola struttura. Come in Francia, ma anche in altre nazioni, lo Stato dovrebbe aiutare chi decide d’intraprendere il grande sogno della musica dal vivo, prima di tutto i musicisti. Altrimenti si rischia sempre di rimanere, pur non volendo a livello culturale, legati al vecchio e sempre efficace, stereotipo del “è bello ma non balla”. Cercheremo di mantenere la guardia alta e la giusta attenzione all’universo musicale circostante. Ma la ricerca di una sana amministrazione, che permetterà di avere concerti a prezzi accettabili, sarà l’unica possibilità per non far abortire il progetto Crossorads.

Siamo un live club, una sala concerti, un teatro ai margini della città, dentro e fuori la realtà
metropolitana, un po’ jolly a tutto campo, un esperimento in divenire dove convogliare le emozioni in musica che avvolgono il nostro essere vivi. Non una scelta facile però sincera, conscia delle difficoltà che andremo ad incontrare ma fortificata dalla consapevolezza di queste inevitabili asperità di percorso, sicuri di affrontarle con molti di voi al nostro fianco... tanti che hanno percorso con noi già innumerevoli km sulle strade della musica e, speriamo, tanti di più con cui andremo a consumare i km che ancora abbiamo voglia di percorrere... un lungo cammino solo per raccontare, se ci sarà qualcuno che le vorrà ascoltare, le nostre “storie di musica”... in un mondo che non ha più attenzione per le “storie di vita quotidiana” ci sembra doveroso provarci...


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