Si è svolta ieri a Los Angeles la cerimonia d'addio al re del pop Michael Jackson. L 'aspetto più toccante della cerimonia è stato senza dubbio l'accenno alle qualità umane di Michael Jackson. La figlia che ha pianto come si piange per un bravo papà che non c'è più, le parole di Brooke Shields che ha descritto il giovane Michael come un tenero amico, uno che amava ridere, scherzare, che risolveva con un sorriso ogni questione, che entrava con lei di nascosto nella stanza di Liz Taylor per scoprire com'era il suo vestito di nozze. Questi racconti hanno restituito una umanità che il mito aveva reso invisibile, misteriosa. Jackson l'alieno, l'extraterrestre dalla irreale consistenza, l'icona che si era disegnato come sognava di essere, bianco, e con un viso che ricordava le sue adorate Diana Ross e Liz Taylor. Più debole l'omaggio musicale, con l'eccezione di uno straziante e delicato Stevie Wonder che ha usato una sua vecchissima e struggente canzone, I never dreamed you'd leave on summer, che sembrava cucita apposta per la tragica occasione, un addio in piena estate, un addio che nessuno si sarebbe mai immaginato di dover celebrare, a pochi giorni da un trionfale ritorno alle scene, programmato per il 13 luglio alla 02 Arena di Londra, dopo anni di buio, di incertezze, di indegni sospetti.
di Francesco Giacalone
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