Londra - Il 30 novembre del 1979 usciva The Wall, doppio concept-album dei Pink Floyd (ne avevano al loro attivo già uno, Ummagumma), una monumentale opera rock in cui Roger Waters, autore di quasi tutti i brani, raccontava la vicenda di Pink, un personaggio largamente autobiografico - ma anche ispirato dall'ex Floyd Syd Barrett - schiacciato da un'esistenza di alienazione e solitudine, fino a costruire attorno a sé un muro metaforico.
Un disco che avrebbe diviso i fan del gruppo inglese, tra chi lo considera il loro massimo capolavoro, e chi lo ritiene uno sgradito cambio di rotta più che altro commerciale per la band di Animals e The Dark Side of The Moon, che dopo quell'esperienza (le liti durante la registrazione non si contarono) cessò di esistere come quartetto, con l'uscita di Richard Wright.
Caratterizzato da suoni più rock che psichedelici, permeato da violenza (molti i richiami alla guerra, il padre di Waters rimase ucciso ad Anzio nella seconda Guerra Mondiale) e oppressione, l'album ebbe come brano-simbolo "Another brick in the wall" (che è anche il leit-motiv che attraversa il disco), che sbancò le classifiche di mezzo mondo, ma anche classici come "Is there anybody out there?" o "Comfortably numb". Pink, tra drammi personali e successo da rockstar, finisce completamente isolato dal suo 'muro'.
La complessa e simbolica narrazione rese The Wall molto più che un album: sin dai primi ascolti si caratterizzò anche e soprattutto come un'opera destinata a essere vista oltre che ascoltata. Da qui il film Pink Floyd - The Wall (1982), diretto da Alan Parker e interpretato da un allora semisconosciuto Bob Geldof, nel ruolo di Pink. Ma anche e soprattutto un concerto spettacolare (con tanto di muro che veniva edificato e poi crollava), che i Floyd fecero in poche, selezionate città: New York, Los Angeles, Londra e Dortmund. Quei concerti finirono nel doppio live Is There Anybody Out There?: The Wall Live 1980-1981.
The Wall - Live in Berlin, fu invece una performance dal vivo del disco fatta da Waters e da numerose altre rockstar a Berlino il 21 luglio 1990, per ricordare la caduta del muro, quello vero tra est e ovest, otto mesi prima.
A trent'anni di distanza, forse la cifra sonora di The Wall non è più così moderna, ma i messaggi sull'alienazione dell'uomo contemporaneo, e l'inquietudine a tratti angosciosa che lo permea mantengono la loro forza. A prescindere dalle opinioni, The Wall è tra i pochi dischi che possano considerarsi "opera rock", affreschi complessi di un mondo musicale scomparso per sempre. Per questo, trent'anni dopo, si può tranquillamente accomodare nel pantheon dei classici, in compagnia di ben pochi altri dischi, come Tommy dei Who e The Lamb Lies Down on Broadway dei Genesis.
di Patrizio Nissirio (da ansa.it)